Quando un bambino nasce la prima cosa di cui necessita è sicuramente protez...
Come si produce il latte?
I due principali responsabili della produzione di latte sono l’OSSITOCINA e la PROLATTINA.
Sono due ormoni che vengono prodotti automaticamente già durante la gravidanza, e dopo la nascita la loro formazione è strettamente correlata alla poppata del neonato.
La PROLATTINA, serve a stimolare le ghiandole mammarie alla produzione di latte, è sintetizzata da una piccola ghiandola che si trova nel cervello, l’ipofisi, e la sua sintesi dipende da un riflesso,detto “riflesso prolattinico”, direttamente collegato alla suzione stessa. Praticamente più il bambino esegue una corretta poppata, più prolattina si produce, e più latte sarà prodotto e sarà disponibile per la poppata successiva. E’ bene dunque assicurare che i livelli di prolattina siano sempre alti, sopratutto all’inizio per poter avere una regolare produzione di latte in base alle richieste del neonato stesso. La prolattina ha inoltre effetti riduttivi dell’ovulazione, ma attenzione a non pensare che sia un metodo contraccettivo efficace.
L’OSSITOCINA è un ormone peptidico secreto dall’ipofisi posteriore che provoca le contrazioni durante il parto e, dopo la nascita, al momento della poppata, fa contrarre le cellule che circolano gli alveoli favorendo l’uscita del latte tramite un riflesso definito “riflesso ossitocinico”. Questo tipo di riflesso può provocare la fuoriuscita di latte dal capezzolo anche al solo pensiero di allattare, mentre invece può essere inibito da situazioni negative come intenso dolore durante l’allattamento o da condizioni particolarmente stressanti.
Cosa fare per aumentare la produzione di latte:
Cosa contiene il latte materno?
E’ ricchissimo di molteplici sostanze nutritive che aiutano la crescita del neonato e cambia per soddisfare le molteplici esigenze del bambino.
Il bambino ad ogni poppata riceve:
La complessa composizione del latte varia inoltre in base alle esigenze e all’età del bambino.
Nei primissimi giorni viene infatti prodotto il cosiddetto “COLOSTRO”, spesso chiamato “oro liquido”. Risulta molto denso, facile da digerire e la sua ridotta quantità, sufficiente per la “grandezza” dello stomaco del piccolo, è compensata dalla sua composizione. E’ difatti ricco di vitamine, minerali, anticorpi (per proteggere il bambino da infezioni e malattie in cui può incorrere dopo avere lasciato l’ambiente protetto del grembo materno), ha infine proprietà protettive per il sistema digerente (provvede infatti a ricoprire e sigillare le pareti intestinali del neonato) e ha proprietà lassative per regolare le funzioni intestinali.
Il colostro entro la prima settimana diventa “LATTE DI TRANSIZIONE”, diventa più cremoso e aumenta il contenuto di grassi, calorie e lattosio.
Entro le quattro settimane di vita del piccolo, il latte sarà diventato “LATTE MATURO”. Quest’ultimo è ricco di tutti quei componenti bioattivi che favoriscono la crescita e assicurano il corretto sviluppo del bambino.
La composizione del latte varia anche durante la poppata stessa. All’inizio, infatti, il latte risulta più acquoso, mentre verso la fine più denso e cremoso. Questo accade perché la composizione di grasso aumenta gradualmente tramite un processo graduale e fisiologico, ed entrambi sono parti essenziali di una poppata completa.
Quali sono le problematiche più comuni?
Sono delle piccole fessurazioni molto dolorose, che possono rappresentare un ostacolo al proseguimento dell’allattamento. Dovute nella maggior parte dei casi ad un attacco scorretto al capezzolo o all’uso di reggiseni troppo piccoli. Si possono prevenire cercando di rassodare il capezzolo e tenerlo idratato assicurando una corretta igiene e evitando l’uso di saponi troppo aggressivi.
Si tratta dell’infiammazione della ghiandola mammaria e si manifesta con sintomi molto simili all’influenza con dolore e rossore della mammella. Dovuta nella maggior parte dei casi a ingorgo mammario e lesioni sul capezzolo che favoriscono l’ingresso dei batteri. Per prevenirne l’insorgenza è bene che il bambino si attacchi correttamente e che la mammella venga svuotata completamente per evitare ingorghi. Il trattamento può prevedere l’assunzione di antibiotici per abbassare la carica batterica, e di antinfiammatori per diminuire il dolore. E’ inoltre d’aiuto fare impacchi caldi, prima di allattare, e freddi, dopo aver allattato.
Si manifesta quando c’è più latte del necessario, o se non c’è un corretto attaccamento al seno, e in tutti quei casi in cui la mammella non viene svuotata correttamente. Il ristagno di latte rende quindi la mammella tesa, edematosa e talvolta arrossata e dolente. Per alleviare tale sensazione è possibile applicare impacchi caldi/freddi così come per la mastite, effettuare docce d’acqua tiepida e massaggi che ammorbidiscano le zone favorendo l’apertura dei dotti ostruiti.
Quando usare un tiralatte?
Nei casi in cui ci sia un’eccessiva produzione di latte, o quando è necessario effettuare un drenaggio al seno, o se non è possibile attaccare il bambino, è consigliato l’utilizzo del tiralatte.
Esistono molti tipi di tiralatte, sia manuali che elettrici, ed i criteri di scelta dipendono dal motivo di utilizzo oltre che dalle preferenze personali di ogni singola madre.
I tiralatte devono essere facili da pulire e da usare, non devono arrecare fastidio e dolore durante l’utilizzo e devono poter garantire l’utilizzo di misure diverse delle coppe da applicare al seno per poter scegliere quella più adatta.
Generalmente i tiralatte manuali vengono utilizzati per estrarre un quantitativo non superiore ad 1 poppata giornaliera, mentre quelli elettrici sono solitamente indicati per avviare e stabilizzare la produzione di latte quando il bambino non può farlo direttamente o se lo svuotamento della mammella va fatto per tempi prolungati.